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"Città senza barriere": Comunicato stampa

"Gli Architetti della Provincia di Taranto per una Città senza Barriere. Avviati gli incontri del 1° Forum sull'Accessibilità Universale tra Ordine professionale e Associazioni di volontariato".

Lo scorso giovedì 20 Novembre 2014, presso la Sala “Don Bosco” dell'Istituto Salesiano di Taranto, si è tenuto il primo forum pubblico sul tema dell’Accessibilità Universale, organizzato dall'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Taranto, attraverso la propria commissione interna “Città senza barriere”, istituita dal Consiglio dell'Ordine Architetti P.P.C. della Provincia di TARANTO per la prima volta lo scorso anno.

Obiettivo di questo primo incontro, coordinato dalla Responsabile della Commissione “Città senza Barriere” arch. Clorinda Garrafa insieme al Presidente dell'Ordine degli Architetti di Taranto arch. Massimo Prontera, tenutosi alla presenza di una rappresentanza del Consiglio dell'Ordine, di diversi colleghi architetti e delle prime associazioni di volontariato che hanno aderito all'invito, è stato quello di incontrare le realtà ed i soggetti che in ambito provinciale si occupano quotidianamente di problematiche legate alle varie forme di disabilità, avviando con essi un percorso di confronto e di progettualità comuni indirizzate all'abbattimento di ogni barriera esistente alla piena accessibilità.

Perché l'istituzione di una commissione “Città senza barriere” interna ad un Ordine professionale? Una città senza barriere è una città senza limitazioni per nessuno, una città che offre le stesse opportunità a ciascun individuo senza alcuna distinzione, accessibile indipendentemente dalle capacità fisiche, cognitive e sensoriali di ognuno. Città senza barriere è un modello di città “per una società basata sulla parità dei diritti, che garantisce ai cittadini l’autonomia e i mezzi per condurre una vita sociale ed economica attiva.

Per godere dei propri diritti in quanto cittadino, ogni individuo dovrebbe essere in grado di accedere a edifici, locali e altre strutture: un ambiente accessibile consente alle persone di cercare occupazione, ricevere un’istruzione e una formazione e partecipare attivamente alla vita sociale ed economica.”

Un approccio culturale spesso non così immediato e naturale come dovrebbe essere in una società civile e democratica.

La Commissione Europea nel 2003 si era posta tra i suoi obiettivi “ Un' Europa per tutti ”, con alla base quattro principi:

  1. L’accessibilità riguarda tutti, non solo una minoranza fisicamente disabile;
  2. L’accessibilità dovrebbe essere affrontata in modo generale e integrato, con il coordinamento di tutti gli attori interessati;
  3. Le politiche per l’accessibilità si possono studiare e attuare solo con la partecipazione delle persone e delle ONG che le rappresentano;
  4. L’accessibilità è fondamentale per lo sviluppo sostenibile, poiché migliora la qualità della vita, e rende più vivibile l’ambiente urbano.

 

Il primo principio riconosce che la disabilità abbraccia una porzione più ampia della società:

  • Persone con disabilità permanenti e temporanee;
  • Anziani;
  • Bambini, genitori e assistenti.

 

“Di conseguenza, l’accessibilità per tutti non è più limitata a una minoranza con esigenze speciali. Designer, architetti, urbanisti e altri esperti dovrebbero considerare tutti gli aspetti della funzionalità umana – quali camminare, salire le scale, tenere oggetti, sollevare pesi, vedere, sentire, comprendere, ecc. indicati nella International Classification of Functioning, Disability and Health (Classificazione internazionale di funzionalità, disabilità e salute) dell’OMS; edifici e oggetti dovrebbero essere progettati in modo da consentire prestazioni diverse per ciascuna di queste diverse funzioni, tenendo conto della diversità delle persone interessate da problemi di accessibilità.”

Già nel 2001 L'ICF (International Classification of Functioning) nello studio della disabilità compie un passaggio da un approccio individuale ad uno socio-relazionale. “La disabilità viene intesa, infatti, come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali e fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui egli vive. Ne consegue che ogni individuo, date le proprie condizioni di salute, può trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare o restringere le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale. L’ICF correlando la condizione di salute con l’ambiente promuove un metodo di misurazione della salute, delle capacità e delle difficoltà nella realizzazione di attività che permette di individuare gli ostacoli da rimuovere o gli interventi da effettuare perché l’individuo possa raggiungere il massimo della propria auto-realizzazione.”

In qualità di Architetti ci è pertanto affidato il compito-responsabilità di considerare e soddisfare, nell'atto progettuale, le esigenze di ogni singola persona, in particolar modo di quelle più svantaggiate.

Spesso accade che anche nella realizzazione di opere di nuova costruzione lo studio per l'accessibilità è eseguito in un secondo momento, quando ormai il progetto è ben delineato, e perciò ci si trova di fronte a rampe e ascensori collocati in posti improbabili e/o introvabili, oppure rampe o meccanismi vari che diventano elementi esteticamente e funzionalmente discordanti col contesto, quando invece il progetto dovrebbe nascere e svilupparsi prevedendo da subito l'accessibilità per tutti.

Le Corbusier definiva la rampa come uno degli elementi costitutivi dell'edificio che meglio esprimeva la promenade architecturale , percorso che consente una percezione dello spazio dettata da un tempo diverso rispetto al ritmo serrato del percorso della scala. Il tempo del camminare in lieve salita permette una visione straordinaria delle geometrie dei volumi attraverso una successione delle diverse prospettive che lo sguardo del visitatore può apprezzare nel salire e curvare della rampa. E' compito quindi del progettista fare in modo che le opere che rendono accessibile a tutti lo spazio siano esse stesse Architettura, e oltre che funzionali siano anche “portatrici di Bellezza”.

Il secondo principio riconosce che l'accessibilità non è competenza esclusiva di una determinata categoria di professionisti. Essa deve essere perseguita attraverso la collaborazione di più figure, imprenditoriali, politiche e sociali. Ad esempio costruttori e committenti, alcuni dei quali si ostinano a considerare il superamento delle barriere architettoniche un qualcosa che crea problemi alla normale e consueta esecuzione dell'opera; gli Amministratori, che devono vigilare sull'applicazione della norma e promuovere l'accessibilità in vari settori, quali le costruzioni, la pianificazione comunale e territoriale, i trasporti, gli appalti pubblici, la tecnologia dell’informazione e della comunicazione, le politiche sociali, ecc.

E' necessario comprendere che “Il fatto di includere la tematica dell'accessibilità nella fase iniziale di progettazione è efficace a livello dei costi ed è ampiamente compensato dai vantaggi economici che ne derivano. Un edificio pienamente accessibile è flessibile, sostenibile - vale a dire in grado di adattarsi al mutare dei bisogni nel corso delle vite dei suoi occupanti - e quindi può avere un valore di mercato maggiore di un edificio che non lo sia.

Inoltre l'accessibilità contribuisce a ridurre i costi determinati dal numero ancora grande di lesioni dovute a cadute e di incidenti dovuti alla scarsa accessibilità, in particolare sul posto di lavoro.” Inoltre avere strutture, servizi, trasporti, spiagge, ecc.. accessibili costituisce un'opportunità economica per lo sviluppo turistico del territorio, offrendo ad una più ampia fascia di persone la possibilità di visitare e di godere della bellezza dei nostri paesaggi in autonomia e senza disagi.

Il terzo principio mette in evidenza la necessità imprescindibile di coinvolgere nel processo di normazione le persone interessate e le ONG che le rappresentano, per raggiungere un quadro di riferimento tecnico quanto più corrispondente alle reali esigenze di accessibilità universale.

Il quarto principio riconosce nell'accessibilità elemento fondamentale per il raggiungimento di alti standard di qualità urbana e per lo sviluppo sostenibile delle città.

Sulla base di queste considerazioni la commissione si propone come obiettivo fondamentale quello di sostenere e promuovere il modello di città senza barriere e di svolgere le seguenti attività:

  1. coinvolgere all'interno della commissione le Associazioni e gli Enti che già si occupano sul territorio di disabilità e delle persone più svantaggiate, in quanto fonti necessarie di informazioni utili al recepimento e alla comprensione delle problematiche inerenti l'accessibilità universale urbana e domestica;
  2. segnalare alle istituzioni competenti le situazioni e i luoghi in cui si verificano inadempienze alla normativa vigente, proponendo progetti di adeguamento, quali occasione per promuovere l'accessibilità universale come elemento imprescindibile al raggiungimento della qualità architettonica, e sollecitarle affinché vengano realizzati;
  3. elaborare proposte di aggiornamento alla normativa in materia di barriere architettoniche;
  4. organizzare seminari e incontri di aggiornamento professionale interdisciplinari in cui coinvolgere gli altri ordini professionali, ma anche medici, fisioterapisti, psicologi, le associazioni e gli enti, al fine di approfondire il tema, conoscere e sviluppare nuove soluzioni tecniche e diffondere la cultura del progettare senza barriere;
  5. organizzare convegni ed eventi artistico-culturali aperti alla collettività e allo spazio urbano, per promuovere la sensibilizzazione sul tema dell'accessibilità e tentare di rimuovere le barriere culturali insieme a quelle fisiche ambientali;
  6. coinvolgere le istituzioni scolastiche, attraverso l'organizzazione di laboratori didattici interattivi, come momento di formazione e sensibilizzazione per i bambini, perché l'educazione civica inizia dalla tenera età, e di acquisizione diretta di informazioni inerenti le problematiche sull'accessibilità che essi stessi si trovano ad affrontare nella vita quotidiana.

 

Le Associazioni che sono intervenute in questo primo incontro hanno accolto favorevolmente e condiviso gli obiettivi e le finalità della Commissione “Città senza barriere”, rendendosi disponibili a offrire la propria esperienza e nel concretizzare azioni comuni.

Un secondo incontro pubblico è di prossima programmazione e vedrà da subito la collaborazione preziosa del Centro Servizi Volontariato di Taranto che ha offerto la propria piena disponibilità per avviare questo percorso con il mondo del volontariato ionico.